Nelle strisce di Schultz, Snoopy in versione scrittore, l’avrebbe sintetizzata in 3 nuvolette.
“Era una notte buia e tempestosa… Feci una domanda e ricevetti una foto scattata a Bologna. La conferma di quel che avevo immaginato, mi ha strappato molto più di un sorriso.”
Parlo di una foto, anzi della foto che potete vedere qui di fianco e che ha dato il via alla ricerca e poi a tutto il resto.
Ho in seguito avuto la fortuna di poterla incontrare di persona e parlare, oltre che con lei, con i suoi genitori. Però sia io che lei siamo dei pigri e quindi ci siamo presi un’estate di letargo tra messaggi via smartphone e campionati.
La protagonista ospite della prima intervista possibile della stagione 2017-18 è Sofia Giorgi Pierfranceschi: un nome e cognome difficile da ricordare, ma impossibile dimenticare.
Classe 2000, appartenente alla categoria cadetti, parmigiana, tesserata per la Swim Pro SS9, e con la quale mi sono sentito subito in sintonia. Una sintonia per affinità elettiva, quella che si instaura tra soggetti che, con terminologia più terra-terra, mia moglie definisce i “miracolati”.
La presentiamo con uno schema alternativo, scavalcando le domande che le ho in ogni caso rivolto e che potete leggere a parte [QUI], ma le cui risposte le trovate nel monologo che ha preferito elaborare.
Modalità che ho molto apprezzato e non ho voluto snaturare, dal quale e a tutti spero possano arrivare quei valori positivi che tutti noi, che collaboriamo su VAPORIDICLORO, apprezziamo: caparbietà, passione, positività, senso di appartenenza, rispetto.
Valori che nello sport contano più del talento con cui spesso vanno a braccetto.
Il prequel
VDC ha seguito il 18° campionato nazionale esordienti di Rovereto, ovvero l’edizione del 2012. Un occasione per conoscere e stringere amicizia con alcuni famigliari degli atleti di quella squadra, con cui VDC si è sintonizzato, ha collaborato ed è tutt’ora in contatto.
Quella Rappresentativa regionale era composta da Stanghellini, Giorgi Pierfranceschi, Quaglieri, Preti, Aranci, Pastorelli, Mottaran, Landi, Mosca, Xella.
Nella routine agonistica che prevede alti e bassi, abbandoni e cambi di sport, dopo il passaggio di categoria e un paio di interessanti stagioni nella categoria Ragazzi, si era persa di vista la ranista di quella edizione.
La stagione 2014-15 era tutto ok. Finali CRCP presente e qualificata per i Criteria di Riccione idem per gli estivi a Roma, poi con la stagione successiva… puff. Sparita!
Durante una delle frequenti e lunghe telefonate con Marco Stanghellini, storico collaboratore di VDC per l’area romagnola, imparo che Bianca (la figlia) ha notato una cosa poco simpatica. Gli ha raccontato che nel corso di una chiamata tra amiche di vasca e avventura, aveva visto Sofia non proprio “bella”. La foto o lo skype, non ricordo bene cosa, non mentiva.
Non apprezzo le speculazioni, non sono fan della tv del dolore. Amo le belle notizie. Abitualmente risolvo problemi e so che questi arrivano sempre, senza essere cercati e senza fare la fila. Arrivano e basta: Il lavoro e la soddisfazione sta nel risolverli.
Arriva l’inverno 2016, poi la primavera 2017 e riappare negli ordini di arrivo.
Qualificazioni, poi meeting, di nuovo qualificazioni, niente di straordinario, niente effetti speciali. C’è. Mi basta.
Parte la ricerca, arriva la foto, cerco il contatto e poi l’incontro.
Gli occhi timidi mi sorridono, ma lei non capisce perché io sia felice.
Lei è la buona notizia. L’adrenalina della gioia. La mia dose di vitamine. L’antidoto alla negatività. E’ la mia terapia.
E voglio farlo sapere a tutti …
Eccomi!! Perdonami, come al solito sono in ritardo su tutto e disordinata di natura!
E Ciao a tutti! Io sono Sofia Giorgi Pierfranceschi, ma meglio Sofia e basta..
Ho 17 anni e faccio la quarta al liceo scientifico Guglielmo Marconi di Parma, nuoto da una vita e faccio agonismo da più di 10 anni, ma ormai ho perso il conto!
La mia specialità è la rana: tutte le distanze 50, 100, 200, ma in realtà amo molto di più i 200. Ovviamente, come ogni gara che si fa propria, i 200 vengono una volta benissimo e tre malissimo, quindi ok, fa lo stesso, magari imparerò prima poi..
La mia storia di nuotatrice è cominciata per caso perché ho dovuto abbandonare l’atletica per un problema al tendine quando ero piccina piccina. A 7 anni penso.
In quello stesso anno mi hanno preso a fare agonismo e da lì in poi si è aperto un mondo: ho cominciato con la rana e non l’ ho più lasciata.
Inizialmente non ero particolarmente brava ma poi, piano piano, sono migliorata.
Non che sia diventata un fenomeno, ma da quando sono entrata nei categoria sono sempre riuscita a qualificarmi per i criteria primaverili che per i categoria estivi e quindi non mi lamento.
Ma non sto scrivendo per raccontare una storiella così.
Mi è stato chiesto di fare questa intervista perché la mia storia negli ultimi due anni ha preso una piega tutt’altro che normale, la storia che ho da raccontare comincia con … c’era una volta un tumore.
Dopo una stagione (2015/16) iniziata con un ottimo 1’13” a ottobre le mie prestazioni hanno cominciato a calare fino ad arrivare al punto di non riuscire neanche più a mantenere la condizione fisica per fare una gara. Durante la settimana ero stanchissima e ogni 200 che facevo, a metà gara non respiravo più.
Dopo la preoccupazione e i primi esami di accertamento che pensavamo mostrassero al massimo una carenza di ferro o qualcosa del genere, mi hanno diagnosticato il tumore: avevo un linfoma di Hodgkin e non sarei guarita prima di un anno.
La cosa positiva era che sarei guarita. Non nego però che quando hai di fronte i medici di oncologia e questi ti dicono “sei malata”, un pensierino alla morte lo fai… ma io potevo e sarei sopravvissuta. Avrei ricominciato la mia vita. Ma come avrei fatto senza nuotare e andare a scuola (inteso per vedere gli amici, ovviamente) per un anno o forse di più?!?
Beh… la risposta non c’era e non la so neppure ora.
Quello che so è che ogni giorno, ogni ora, l’ho dedicata a seguire le cure che mi avevano dato i medici. E in questo, soprattutto in questo, lo sport mi ha aiutata, anzi è stato fondamentale. Perché la determinazione per fare tutto ciò che doveva essere fatto, mi era già stata insegnata. Esattamente la stessa determinazione con cui ogni giorno della mia vita, da 9 anni a quella parte, mi alzavo dal mio comodissimo divano per andare a farmi il c**o in piscina… e vi assicuro non è un esagerazione.
Sono convintissima che senza quella determinazione e l’amore della mia famiglia e dei miei amici non ce l’avrei mai fatta.
A proposito degli amici, nell’elenco di domande che Fabrizio mi ha fatto, ce n’è una un po’ antipatica: “chi è rimasto accanto a me e chi no?”.
A questa domanda ovviamente non risponderò, ma posso dire che alla parola “tumore” tante persone si sono volatilizzate. Non ne faccio una colpa a nessuno, altrimenti non sarei qui a parlarne, ognuno reagisce come si sente e come può davanti a queste cose.
L’unica cosa che posso dire è che purtroppo o per fortuna ho imparato che nella vita incontri e conosci tante persone, ma alla fine, quelle che sono presenti quando hai bisogno, si possono contare sulle dita di una mano.
Continuerò questo racconto rispondendo alle domande di Fabrizio per non dilungarmi troppo.
Mi è stato chiesto cosa serve per ripartire. Beh … per ripartire nel mio caso, ma credo da qualsiasi situazione difficile, bisogna rimettersi in gioco da capo, assolutamente da zero.
Ricominciare a vivere apprezzando e assaporando tutto ciò che prima si dava per scontato. Ed il modo migliore per farlo è divertirsi nel fare ciò che si ama, ricordandosi il motivo per cui l’abbiamo fatto diventare nostra abitudine.
La soddisfazione che ci da dopo la fatica e le mille sofferenze.
Poi mi è stato chiesto cosa mi ha riportato in vasca: ho già risposto in parte prima ma per andare nello specifico e nel personale posso dire che quello che mi ha riportato in vasca è sicuramente la voglia. Tanta, tanta voglia di dimostrare di potercela fare ancora e meglio di prima.
Credo che sia tutta una questione di testa. In situazioni come questa, come ho già detto, riparti da zero, anzi da meno di zero. La testa ricorda, vuole sempre più di quel che il fisico riesce a darle e tante volte pensi di non farcela, o che la fatica sia troppa e non ne valga la pena. Ma piangersi addosso serve veramente a poco.
Se si vuole fare davvero qualcosa, se ami davvero quello che fai, impari ad apprezzare ogni piccolo, minimo miglioramento.
Solo alla fine ti accorgerai di aver fatto passi da gigante.
Con l’ aiuto del mio allenatore e del preparatore atletico questa è stata un po’ la mia esperienza. Sono passata da iniziare l’anno senza neanche più un muscolo e non riuscir a finire un allenamento prima di una, poi di due ore, a tornare ad allenarmi sei volte la settimana più palestra e riuscire ad arrivare 6^ ai regionali!
Un grazie a tutte le persone che, nonostante non fosse semplice, hanno sempre creduto in me. Anche quando sembrava non ci fosse nulla in cui credere.
Se mi chiedessero se sono soddisfatta, ovviamente risponderei di no, non lo sono mai. Un po’ per testardaggine, un po’ per orgoglio, ma con l’ottimismo che mi contraddistingue, posso dire di avere un buon punto di partenza per la nuova stagione!
Concludo con l’ultima richiesta che mi è stata fatta, cioè di scrivere una frase, uno “slogan” che mi rappresenti, ed eccolo qui. Dedicato a tutti quelli che fanno la vitaccia da nuotatori, ma non solo:
” affronta un giorno alla volta, un problema (o un allenamento) al giorno , ma con un sorriso al secondo!”
Ringraziando Sofia, abbiamo in ogni caso voluto raggiungere anche il team che ha contribuito e che è stato ripetutamente nominato: Andrea Avanzini, coach e d.t. del Nuoto Club Parma91 e il preparatore atletico Massimo Grossi che hanno dovuto recuperare ben prima della testa, quel che restava del fisico.
L’intervista con Andrea è nel classico format.
VDC – Chi se n’è accorto, quali erano i sintomi, come vi siete mossi?
ALL : Sofia dopo alcuni mesi dall’inizio della preparazione, appariva sempre un po’ stanca, si allenava, ma non riusciva a rendere in gara e in allenamento come il solito, le ho suggerito di fare degli esami…
VDC – Le preoccupazioni , il temuto abbandono e invece eccola qua, bella come il sole!
ALL : Dopo gli accertamenti, purtroppo e’ arrivata la terribile notizia, un male che l’avrebbe tenuta lontana dal nuoto… Alla squadra e’ caduto il mondo addosso, ma Sofia ha sempre mantenuto il sorriso, anche il giorno che e’ venuta a dirlo ai suoi compagni durante l’allenamento.
Dopo aver scoperto le cause e curato la malattia ha mostrato calma e positività, ma dopo aver perso tanto peso, il talento da solo non basta .
La prima soddisfazione e’ stata avere vinto la battaglia, poi veniva la seconda fase, l’enorme voglia di Sofia di lottare e continuare a nuotare e stare con le sue compagne.
VDC – Gestione e recupero di un atleta nelle sue condizioni.
ALL : Ho impostato un lento programma di recupero assieme al suo preparatore atletico, non poteva fare troppi sforzi per via della muscolatura debole e delle difese immunitarie basse, quindi sedute brevi ma di qualità, pochissime gare per i primi mesi e un lento ricondizionamento aerobico e poi sulla forza.
VDC – Quali e quante attenzioni avete investito.
ALL : Con lei e’ stato tutto facile, allegra, precisa, puntuale sempre disponibile ad ogni sollecitazione interna e esterna…
VDC – Come reagisce/ha reagito l’organismo?
ALL: All’inizio abbiamo avuto dei problemi, con ricadute fisiche che l’hanno costretta ad altri giorni di stop, ma la voglia e il sorriso hanno avuto il soppravvento su tutto!
VDC – Alla conclusione della stagione 2016-17 come la valutiamo? E quali sono i programmi per la prossima
ALL : Non siamo andati ai Mondiali… Ma tornare a fare le finali di un Campionato Regionale nei 50 – 100 – 200 rana cadette per me e per lei e’ come esserci andati !!!
Soddisfazione piena, recuperata sia mentalmente che fisicamente, ora inizia la seconda parte con il completo recupero della forza fisica in acqua e a secco. Siamo pronti per la nuova stagione
VDC – Un inizio di stagione che auguriamo a tutti gli atleti molto promettente, ma nessun “in bocca al lupo”, ci mancherebbe. Anzi..